Carciofi: un cuore di benessere.

Febbraio è un mese che offre, rispetto ai periodi caldi dell’anno, meno varietà di frutta e verdura.
Meno varietà non vuol dire scelte limitate, o alimenti poco gustosi.
Un ottimo esempio sono i carciofi, uno degli alimenti principe non solo dei mesi invernali, ma anche della tradizione culinaria della nostra capitale e delle isole.

Le prime coltivazioni di questa pianta risalgono ai tempi della antica grecia; in italia troviamo documentazioni di carciofi in Sicilia ai tempi dell’Impero Romano, nei primi anni dopo Cristo. la produzione è risalita lungo tutta la penisola fino al tardo medioevo, fin dove il clima lo ha concesso, arrivando sino alla Toscana.

Oltre alla varietà selvatica (ricca di spine), le  principali varietà addomesticate sono:

  • il Catanese o Violetto di Sicilia: varietà più diffusa al Sud Italia;
  • il Romano (anche noto come Mammola) e il Paestum (prodotto IGP), denominati dalle zone di provenienza;
  • il Violetto di Toscana;
  • lo Spinoso Sardo;
  • il carciofo spinoso di Albenga (una varietà ligure molto simile alla Sarda, ma più ricca di spine).

La parte commestibile della pianta del carciofo è il fiore, di cui il cuore, contenuto all’interno delle foglie, rappresenta la parte più tenera ed apprezzata.
A seconda del tipo di ricetta che si vuole preparare, il gambo può essere rimosso per intero o solo parzialmente, così come anche le foglie, che possono essere scartate fino ad arrivare allo strato della consistenza a noi più gradita.
Mentre lo si pulisce, può essere utile lavarlo con dell’acqua leggermente acidula: immerso in una bacinella arricchita di succo di limone. Questo trattamento aiuta le foglie a mantenere il colore ed a non annerirsi. Una volta cotto, il carciofo tende in ogni caso a deperire abbastanza in fretta; conviene mangiarlo il prima possibile per preservarne le qualità organolettiche.

Dal punto di vista dietetico nutrizionale, i carciofi sono ricchi in ferro, fibra alimentare e poveri di calorie, oltre che ad avere un ampio corredo di sali minerali come  calcio, fosforo, sodio e potassio, e presenza di Vitamine A e C.
Inoltre, è naturalmente ricco di cinarina, un polifenolo presente sopratutto nelle foglie formanti il capolino, ed è proprio questa sostanza a conferirgli molti dei suoi effetti benefici…quindi un ottimo consiglio è quello di recuperare le foglie non utilizzate in cucina per preparare un infuso in acqua calda, sempre che il sapore amaro non ci spaventi!

La cinarina, e i carciofi di conseguenza, grazie alle loro proprietà, sono indicati per migliorare problematiche legate a:

  • Colesterolo: per effetto dell’azione antitriglicerica e anticolesterolemica LDL (il colesterolo “cattivo”) effettuata dall’inulina presente, che ne riduce l’assorbimento a livello intestinale;
  • Diabete: l’elevato apporto di fibra solubile aiuta a ridurre l’assorbimento degli zuccheri, modulandolo meglio nel tempo e limitando i picchi di glicemia;
  • Ipertensione: grazie alla presenza del potassio, che va contrastare l’aumento di pressione arteriosa;

Dunque i carciofi diventano ottimi alleati sia nella lotta al sovrappeso (per l’elevato potere saziante) che nella lotta alle sue conseguenze più comuni, sopra citate.

Gli organi che traggono più giovamento dai carciofi sono:

l’intestino: per gli effetti benefici della fibra contenuta sulla regolarità intestinale, e il fegato, grazie agli effetti epatoprotettivi della cinarina:
Aumento del flusso biliare, che comporta una migliore digestione dei lipidi ed una riduzione di incidenza di calcolosi;
Azione antitossica, che si riscontra grazie ad un effetto diuretico che va a ridurre la concentrazione ematica di molte sostanze tra cui l’alcol;

Ci sono controindicazioni al consumo di questo alimento? Non particolari, fatto salvo per due condizioni ben precise:

  • Presenza di stati diarroici acuti o cronici: l’apporto di fibra alimentare diventa in queste condizioni di fondamentale importanza, e il quantitativo deve essere valutato volta per volta, caso per caso, sulla base della condizione clinica e della tolleranza personale;
  • Allattamento: La cinarina e gli altri composti aromatici dei carciofi tendono a conferire al latte materno un particolare aroma e sapore, che si ritiene essere sconsigliato vista la tendenza all’amaro. Detto questo, se la mamma ha consumato carciofi durante tutto il periodo della gravidanza, il bambino sarà abituato alle sostanze aromatiche in esse contenute, visto il passaggio dal sangue al liquido amniotico. Essendo già state “assaggiate” dal bambino quando ancora era nella pancia materna, è molto probabile che riconosca quel gusto, rendendo il latte materno già noto (e quindi rassicurante) per lui.

 

 

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